Saluggia, Trino, Caorso, Brasimone, Garigliano: all this places are just mysterious names not only for european citizens but even for italians, apart from those who live there. And yet, they are crucial locations: it is where the italian nuclear history took place.
Even if most people are unaware, Italy was one of the first to be in the forefront of nuclear experiments and in the engineering of nuclear power plants. But its programme only lasted a twinkling of an eye, at least in comparison to radioactivity. Until recent years, before Lithuania closed its only atomic reactor as condition to entering the european union, Italy was the only example world wide of a country that has abandoned his nuclear programme. this happened with the first referendum of November 1987, on the wave of the shock of the Chernobyl accident, on April 26, 1986.
Nowadays Italy is facing a unique challenge: dealing with the decommissioning of the nuclear plants, recycling the nuclear waste and finding (after more than 35 years) a final location for the spent nuclear fuel which are actually processed in France and the Uk.
The pictures you’re looking are part of a long term project about nuclear plants on italian territory. The research is focusing in particular on the landscape around the nuclear plants situated alongside the “Po” river, in the North of Italy: Saluggia, Trino Vercellese, Caorso. The project has one, simple rule: documenting landscape as well as populations within a 10 km range of nuclear plants. The area which is considered a safe distance in case of accident.
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Stratificazioni, accostamenti, analogie: il territorio italiano è disomogeneo, discontinuo, sbilanciato. E tuttavia, proprio a causa del suo procedere disordinato, è ricco di una sottile quanto fitta trama di fili che attraversano lo spazio e si sono creati nel tempo. Una di queste connessioni è quella instaurata tra i siti nucleari e i corsi d’acqua, il Po in particolare.
Lungo il corso del più grande fiume della penisola si affacciano le centrali termonucleari di Trino (provincia di Vercelli) e di Caorso (in provincia di Piacenza). ‘Saluggia’ è un’indagine del territorio che si trova nelle immediate vicinanze di queste centrali. Il lavoro mostra uno spaccato del paesaggio – e del paesaggio umano – che si attraversa restando nel raggio massimo di 10 chilometri dalle strutture situate nel Nord Italia e del più importante sito di stoccaggio di rifiuti e scorie radioattive prodotte durante gli anni di attività dei reattori: Saluggia appunto. Situato a pochi chilometri da Torino, alla confluenza tra la Dora Baltea e il Po, il centro custodisce circa 40 tonnellate di materiale irradiato in attesa che le istituzioni individuino un sito di stoccaggio nazionale definitivo. E in attesa che le scorie trattate all’estero rientrino in Italia.
I territori di Saluggia, Trino e Caorso racchiudono tutto il paradosso della inesistente pianificazione energetica del nostro Paese: strutture industriali e caseggiati in abbandono; coltivazioni all’ombra delle zone invalicabili proprietà della Sogin, gestore dei siti nucleari; associazioni di pescatori nate a meno di un chilometro in linea d’aria dai vecchi reattori. Il tentativo di ricreare un ambiente integro dal punto di vista paesaggistico/naturalistico si interseca con l’eredità quasi invisibile del passato nucleare italiano. Le traccie di questa coabitazione sono nascoste dietro ogni angolo, sfuggono allo sguardo disattento del passante, ma determinano la natura e il futuro di questi territori.
















