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Cesare Fabbri
Un circo fantastico

Bulging eyes

I began this work thinking, almost automatically, about an earlier project I had done, photographing schools in 2009 for Teatro delle Albe, which has been running the “non-scuola” theatre workshops in Ravenna’s high schools for more than twenty years (2^D, edited by Silvia Loddo, text by Ermanna Montanari, Longo Editore, Ravenna 2009).
At the time I was inspired by Catherine Wagner’s American Classroom (Aperture, New York 1988), which presents a sequence of black-and-white frontal shots of american schools and university classrooms. In my series, I tried to depict rooms exactly as the students had left them after class, empty but full of their traces.

In Scandiano’s preschools I focused on the “users” of these spaces.
Having few preconceived ideas and bearing in mind some of Frances Benjamin Johnston’s photographs taken in vocational schools in the State of Virginia in 1899 (www.loc.gov/picture/collection/fbj/), my plan was to record “small scenes” inside and outside schools. I used a flash to try to make up for the long exposure in front of subjects that were anything but still. And I set the camera up at kids’ height hoping to get photographs that were as “natural” as possible to capture their point of view, having fun playing photo-reporter with them, as if we were actually in an imaginary circus.
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Occhi a palla

“[…] tutti i valori e le visioni più essenziali sono meravigliosamente rotondi, rotondi come l’universo o come gli occhi di un bambino, la prima volta che vede uno spettacolo al circo” (Vladimir Nabokov)

Ho iniziato questo lavoro pensando quasi automaticamente a una mia precedente esperienza sul fotografare le scuole, realizzata nel 2009 su commissione del Teatro delle Albe, che da più di vent’anni negli istituti superiori di Ravenna conduce i laboratori teatrali della non-scuola (2^D, a cura di Silvia Loddo, con un testo di Ermanna Montanari, Longo, Ravenna, 2009). Allora avevo preso spunto da un libro di Catherine Wagner intitolato American Classroom (Aperture, New York, 1988), costituito da una sequenza di riprese frontali in bianco e nero di aule scolastiche e universitarie americane, e ho costruito la mia serie nel tentativo di restituire le classi, così come gli studenti le lasciavano dopo le lezioni; con le loro tracce ma vuote.

Nelle scuole materne di Scandiano invece ho provato a confrontarmi con i “fruitori” di questi spazi. Con poche idee preconcette e la memoria di qualche fotografia di Frances Benjamin Johnston ambientata nelle scuole professionali dello stato della Virginia del 1899 (www.loc.gov/pictures/collection/fbj/), il mio piano consisteva nel registrare le “scenette” dentro e fuori dall’asilo. Usando un flash per cercare di rimediare alla lentezza di ripresa davanti a soggetti tutt’altro che immobili e sistemando la fotocamera all’altezza dei bambini, la speranza era di cercare di ottenere delle fotografie il più possibile “naturali” e al contempo restituire il loro punto di vista, divertendomi con loro al gioco del foto-reporter, come fossimo davvero in un circo fantastico.
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“un circo fantastico”
è una produzione Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea per il progetto Welfare Space Emilia

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Fabbri’s Bio