La vita qui è come l’abbiamo sempre sognata.
“we create a map of our models of experience, an inner model of the exterior world, and we use it to organize our lives. Our natural environment – whatever comes to jolt us from the outside – becomes our human landscape – a part of the nature which we explore and make familiar.”
Nathan Lyons “Contemporary photographers: Towards a Social Landscape” George Eastman House, Horizon Press, 1966.
Order in things: a child, a landscape, a model-making camp, a go-kart track, a running team, a soccer field, spectators, a soccer game, a cricket player.
Isolated elements, when recomposed in a photographic sequence, may reveal the relationship connecting us to our geography.
The camera is used as a method of visual exploration, to gaze upon and construct our perception of the territory and to pose the problem of how we construct our idea of landscape.
What is landscape?
We can assert that it is the reading of territory, that is, a decidedly physical-geographic factor. Yet at the same time, landscape is also constituted by our selection and the value we place upon it. It therefore provides an element that cannot be separated from the point of view which is expressed through itself.
Landscape is the representation of ourselves. It is the trace of our memories, the recognition of our attention and imagination. It describes our inner worlds and is an integral part of our identity. It is the social space within which we exert experience.
Identity is not a fact from which we can set forth, but rather a process through which we reach an awareness of ourselves. It is only through the relationship with the other that we construct our own identity. The presence of the other calls into question the foundations of our daily life – the logic and the language with which we organize our existence and presence in the world. It is a process subjected to the tension between appropriation and expropriation – a problematic and paradoxical relationship with one’s surroundings.
Avoiding any form of surprise and the prominence of the photographer, the images represent the territory where the Pedemontana-Veneta highway will be constructed. At the same time it is a reflection on places and the gaze necessary for understanding the modifications of the landscape and therefore finally ourselves.
Observing people immersed in their activity of being and documenting the places where experience is in practice, through the physical space where memory moves, becomes important not for a reformation of ideal happy settings of pre-industrial landscapes or for a possible condemnation of that which our own society has conceived, but for the enabling of a form of reading fit for assimilating the changes of our contemporary city.
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“noi creiamo una mappa dei nostri modelli di esperienza, un modello interiore del mondo esteriore, e lo usiamo per organizzare la nostra vita. Il nostro ambiente naturale qualunque cosa ci venga ad urtare dall’esterno – diviene il nostro paesaggio umano – una parte della natura che esploriamo e rendiamo familiare”.
Nathan Lyons – Contemporary photographers: Towards a Social Landascape, George Eastman House, Horizon Press, 1966.
Ordine nelle cose: un bambino, un campo di modellismo, una pista di go-kart, una squadra di corse, un campo da calcio, degli spettatori, una partita di calcio, un giocatore di cricket. Elementi isolati che ricomposti in una sequenza fotografica possono svelare il rapporto che ci lega alla nostra geografia.
La camera fotografica viene usata come un metodo di esplorazione visiva per guardare e costruire la nostra percezione del territorio e per porre il problema di come costruiamo la nostra idea di paesaggio.
Che cos’è il paesaggio?
Possiamo affermare che è la lettura del territorio, un carattere prettamente fisicogeografico. Allo stesso tempo il paesaggio è anche costituito dalla nostra selezione e giudizio di valore su di esso e non può prescindere dal punto di vista che lo esprime in sé. Il paesaggio è la rappresentazione di noi stessi, la traccia dei nostri ricordi, il riconoscimento delle nostre attenzioni e immaginazioni. Descrive il nostro mondo interiore ed è parte integrante della nostra identità. È lo spazio sociale in cui esercitiamo l’esperienza.
L’identità non è un dato da cui si possa partire, quanto piuttosto un processo attraverso cui si giunge a riconoscere se stessi. È soltanto attraverso la relazione con l’altro, attraverso il riconoscimento che costruiamo la nostra identità. La presenza dell’altro mette in discussione i fondamenti della nostra vita ordinaria, la logica e il linguaggio con i quali organizziamo la nostra esistenza e presenza nel mondo. Un processo assoggettato alla tensione tra appropriazione ed espropriazione, un rapporto problematico e paradossale con il proprio intorno.
Evitando la sorpresa e il protagonismo, le immagini rappresentano il territorio in cui verrà costruita l’autostrada della pedemontana veneta. Una riflessione al tempo stesso sui luoghi e sullo sguardo necessario per comprendere le modificazioni del paesaggio e quindi in fondo a noi stessi.
Osservare le persone immerse nell’attività dello stare e documentare i luoghi dove si esercita l’esperienza, attraverso lo spazio fisico dove la memoria si muove, diventa importante non per ricomporre ideali ambienti felici di paesaggio pre-industriale o per poter condannare ciò che la nostra stessa società ha concepito, ma per attivare una forma di lettura in grado di assimilare i cambiamenti della città a noi contemporanea.
